Febbraio 1, 2024

Il guastafeste. Viaggio nella campagna di Boris Nadezhdin, il candidato contro la guerra che sfida Putin (e rischia la vita) aspettando il “quinto miracolo”

Il tempo a disposizione è quasi finito, la conversazione volge al termine. E forse è proprio l’intervistatore a credere che il meglio sia alle spalle. Eppure lo sguardo sornione di Boris Nadezhdin può ingannare, nascondere sorprese. Da sotto gli occhiali il politico russo guarda ora verso l’obiettivo, poi lancia la sua profezia: “Io non posso dirmi di sicuro di vincere queste elezioni. Ma di un’altra cosa sono assolutamente certo: Vladimir Putin non governerà la Russia per i prossimi 6 anni“. Raccogliere 105mila firme per un posto in concorso alle presidenziali di marzo è già un bel successo, ma è alla consegna di scatoloni contenenti più speranze che documenti che si intuisce che questa non è – solo – politica.

Un bacio, forse una preghiera. Ma da adesso, Boris, il tuo destino non ti appartiene.

I “quattro miracoli” della campagna di Nadezhdin, aspettando il quinto. I timori del Cremlino. I numeri dei sondaggi riservati. Il genio fuori dalla lampada

Per capire il fenomeno Nadezhdin, bisogna cercare nelle orme lasciate sulla neve ancora fresca della sperduta Jakuzia. Fermarsi a scrutare i volti delle persone intente a sfidare il freddo che penetra nelle ossa, ai -43 di temperatura. E tutto per cosa? Per vedere il suo nome della scheda. Anzi, per dire che c’è vita, oltre il Cremlino.

Farlo significa molto: sinteticamente rischiare la pelle. Perché una firma non è “solo” una firma. Ma anche un indirizzo, un numero di passaporto, una riga da aggiungere al libro nero del regime.

Download on the App Store

Scarica l'app ufficiale su App Store

Lascia un commento