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Febbraio 8, 2024

Eleggibile o no? Guida al pronunciamento della Corte Suprema decisivo per il destino politico di Donald Trump – LA DIRETTA

Qualche tempo fa l’Atlantic scrisse che stare al passo delle cause legali di Donald Trump richiedeva “una laurea in legge, una grande attenzione o entrambe le cose“. Qual è la situazione dunque? Procediamo per gradi. Ma non di (pre)giudizio. Al momento abbiamo un ex presidente degli Stati Uniti d’America deciso a correre per un secondo mandato. Una Corte Suprema che può togliere il suo nome dalla scheda. Un Paese quanto mai diviso al suo interno. Cosa dobbiamo fare? Il consiglio è di allacciare le cinture. E poi di squadernare il taccuino.

Diamo un po’ di numeri (in senso letterale). Per trovare un caso di pari importanza in cui il massimo organo giudiziario degli Stati Uniti sia stato chiamato a pronunciarsi in relazione ad un’elezione presidenziale bisogna riportare indietro le lancette di almeno 24 anni. Al Gore contro George W. Bush, sfida per la Casa Bianca, 2000. La Florida come ago della bilancia, 537 voti a favore del Repubblicano decidono la presidenza. La Corte Suprema dichiara incostituzionali ulteriori riconteggi. Vince Bush. Sliding doors, storia.

Adesso il passato torna a bussare alla porta dei 9 giudici della Corte Suprema. A portare la sfida nei confronti del presidente sono i loro colleghi della Corte Suprema del Colorado, lo Stato che a dicembre ha giudicato come “ineleggibile” Donald Trump per il suo coinvolgimento nei tentativi di sovvertire le elezioni del 2020, in particolare per il suo ruolo nella rivolta a Capitol Hill. Secondo l’accusa, The Donald ha violato la Sezione 3 del 14esimo Emendamento, quella che recita:

Nessuno potrà essere Senatore o Rappresentante nel Congresso, o elettore per il Presidente e il Vicepresidente o potrà tenere qualsiasi incarico, civile o militare, presso gli Stati Uniti o presso qualsiasi Stato, se, avendo previamente prestato giuramento – come membro del Congresso o come funzionario degli Stati Uniti o come membro del Legislativo di uno Stato o come funzionario amministrativo o giudiziario in uno Stato – di difendere la Costituzione degli Stati Uniti, abbia preso parte a un’insurrezione o ribellione contro di essi o abbia dato aiuto o sostegno ai loro nemici. Ma il Congresso può, col voto dei due terzi di ciascuna Camera, rimuovere questa causa di interdizione.

Da queste poche righe dipende la presenza di Donald Trump alle prossime elezioni. Ma non è così facile come potrebbe in primo luogo apparire. Prima domanda sottoposta ai giudici della Corte Suprema: chi è un “funzionario“? Questa definizione può essere estesa anche al presidente degli Stati Uniti? Trump dice di no. E i suoi legali citano a questo proposito un passaggio della Costituzione in cui si spiega che il presidente deve “incaricare tutti i funzionari degli Stati Uniti“. La replica di chi ha intentato la causa in Colorado è altrettanto “semantica“. Sostiene infatti che la Costituzione cita la presidenza come “office” circa 20 volte. Ne deriva che il presidente sia un funzonario, ovvero un “official“. Si dirà: “Chiediamo a chi l’ha scritta!“. Sì, peccato che questo passaggio risalga al 1868. Così si spiega lo sforzo di risalire alle bozze dell’epoca, ai ragionamenti che animarono i legislatori, preoccupati che gli ex confederati potessero tornare a ricoprire posizioni di potere dopo la guerra civile.

L’ipotesi degli esperti è che la Corte Suprema possa trovare il modo di esprimersi senza entrare direttamente nella questione “politica” della condotta di Trump soffermandosi proprio su questa porzione di testo. Ovvero: la definizione della Sezione 3 del 14esimo emendamento non si applica espressamente ai presidenti. È l’approccio tipico dei cosiddetti “originalisti” alla Amy Coney Barrett – una delle 3 toghe nominate da Trump – coloro per cui a fare fede è la Costituzione, non le interpretazioni che tengono conto dell’evoluzione della società negli anni. Ma anche in questo caso: dipende da come la si guarda. Molti originalisti sostengono che sia evidente dalla lettura della Sezione l’intento dei legislatori: estromettere chi ha guidato un’insurrezione, senza perdersi in troppe interpretazioni. Mal di testa ne abbiamo?

Del resto anche su questo punto – Trump ha guidato o no un’insurrezione – c’è dibattito. I legali di Trump osservano che non è mai stato accusato di questo specifico reato. Anche il fatto che non sia intervento per sedare le proteste “non costituisce un ‘impegno’ nell’insurrezione“, affermano nelle loro memorie. Una tesi abbastanza estrema sostiene al riguardo che per parlare di un coinvolgimento di Trump nell’insurrezione questi avrebbe dovuto imbracciare un’arma. Chi lo accusa cita invece le frasi pronunciate da Trump nei minuti precedenti all’assalto a Capitol Hill, gli inviti a “combattere come all’Inferno” per la nazione e, giorni prima, a prendere parte ad una manifestazione che sarebbe stata “selvaggia“. Molti esperti concorando nel dire che difficilmente i giudici della Corte Suprema si lasceranno trascinare nel fango di questa discussione, non entreranno nel dettaglio di quanto accaduto il 6 gennaio.

C’è poi un’altra sezione del 14esimo Emendamento, la numero 5, che potrebbe essere chiamata in causa oggi. Per i legali di Trump è il Congresso a dover determinare chi sia idoneo a diventare presidente, non i giudici. Per dimostrarlo sostegno che la Sezione 3 attribuisce al Congresso la possibilità, con un voto di due terzi, di indicare un insurrezionalista idoneo alla presidenza. Dunque potere al Congresso, non ai tribunali. La controparte sostiene invece che la norma in questione è “auto-esecutiva”, nulla nel suo testo o nella sua storia suggerisce che abbia bisogno di essere applicata da un altro organo. L’ultima via d’uscita per una Corte Suprema intenzonata a non sporcarsi troppo le mani potrebbe essere quella suggerita dal Partito Repubblicano del Colorado: in base al Primo Emendamento, i partiti politici hanno il diritto di mettere sulle schede delle loro primarie chiunque vogliano, indipendentemente che questo candidato poi possa essere ritenuto ineleggibile, una volta eletto. Sarebbe abbastanza un caos.

In definitiva: cosa aspettarsi? L’argomento più abusato è il seguente: i giudici di orientamento conservatore hanno una maggioranza di 6 a 3. Tre di questi – Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett – hanno ricevuto da Trump l’incarico più importante della loro vita. Come potrebbero mai escluderlo dalla competizione? È in effetti improbabile che lo facciano, ma non per i motivi di cui sopra. I giudici della Corte Suprema hanno le loro idee. E spesso sono molto discutibili (l’abolizione della storica sentenza Roe vs Wade ne è la prova), ma nel 2020 – nonostante le forti pressioni – questi stessi giudici non hanno offerto alcuna sponda a Donald Trump nel tentativo di rimettere in discussione l’esito del voto. È probabile che il presidente della Corte, John G. Roberts, cerchi di evitare in tutti i modi una spaccatura sulle consuete linee di faglia (conservatori contro liberal) nel tentativo di arrivare ad un pronunciamento unanime. Sarebbe il modo migliore per proteggere l’autorevolezza della Corte Suprema. Volendo, la Corte potrebbe anche bocciare il pronunciamento dell’organo del Colorado per un cavillo, ma gli esperti legali del Paese hanno chiesto in queste settimane una parola chiara per evitare mesi di nuovi ricorsi ed incertezze. L’argomento è il seguente: le elezioni si avvicinano, serve finalmente chiarezza.

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