“Duty to warn”. Perché gli Stati Uniti hanno avvisato la Russia dell’attentato imminente a Mosca. I retroscena sull’intelligence USA
Sullo sfondo di una strage che colpisce civili inermi, falchi del Cremlino già disegnano ampi cerchi in volo. La traiettoria non è chiara, non ancora. Segno tangibile dell’indecisione di Vladimir Putin in persona, non a caso rivoltosi al popolo russo in attesa dopo ore di snervante silenzio. E soltanto per lasciare aperto più o meno ogni scenario.
Eppure è un fatto che il Palazzo abbia deciso di inviare un primo segnale, soprattutto interno: per quanto improbabile da sostenere, occorrerà stabilire un legame fra gli autori dell’attacco al Crocus City Hall e l’odiata Ucraina. Quanto marcato lo si capirà presto, probabilmente già nelle prossime ore, quando Mosca dovrà scegliere se convertire lo shock dell’attentato subito in vantaggiosa opportunità nella sua guerra con Kyiv, benché consapevole della sua estraneità ai fatti. Possibile stratagemma volto a mascherare il fallimento dei Servizi russi, ancora più doloroso poiché accompagnato dal trionfo di quelli USA.
Per capire, bisogna forse partire da più lontano. E più di preciso dal nome di un generale americano sconosciuto ai più: Michael Kurilla. Trattasi dell’uomo alla guida del Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), attore chiave della potenza a stelle e strisce. È proprio Kurilla, esattamente un anno fa, nel mezzo di un’audizione alla Commissione Servizi Armati del Senato ignorata pressoché universalmente, a mettere in guardia l’America e i suoi Alleati: la rete dell’ISIS-K, dice, è in espansione. E lo è al punto che i terroristi del Khorasan potrebbero attaccare gli interessi americani o occidentali al di fuori del Paese in meno di 6 mesi, “con poco o nessuno preavviso“.
Kurilla è preoccupato, ammette che dopo il ritiro dall’Afghanistan, nell’agosto del 2021, la strategia antiterrorismo “over-the-horizon“, basata su una raccolta di informazioni senza presenza militare permanente nel Paese, presenta lacune. Gli Stati Uniti, avvisa, sono ora in grado di vedere i “contorni generali” di un attacco, ma non dispongono della “granularità per vedere il quadro completo“. Occorono contromisure. E Kurilla è lì apposta. Informa dunque chi ascolta che il Comando, sotto la sua direzione, sta tentando di colmare il gap, aumentando gli investimenti nella tecnologia a lunga durata e ad alta quota. Poi aggiunge una frase: “In questo momento trascorro l’80% del mio tempo in transito nella regione per essere in grado di raccogliere infomazioni di prima qualità“. È un lavoro oscuro, spesso non apprezzato, ma dà i suoi frutti. Basta aspettare.
La politica “duty to warn” degli USA. Quando si applica e in quali situazioni viene sospesa. Perché l’America ha deciso di avvisare la Russia dell’attentato a Mosca: i dettagli
Inizio di gennaio. Gli Stati Uniti ottengono informazioni di intelligence sul fatto che l’ISIS-K stia preparando un attentato suicida contro l’Iran. La Repubblica Islamica è la minaccia principale per l’America in Medio Oriente: dunque, che fare? A rispondere alla domanda è una politica che da lungo tempo caratterizza il governo americano. Si chiama “duty to warn” e significa questo: il dovere di avvisare.
Gli Stati Uniti scelgon…