Marzo 30, 2024

Una questione tra Alleati. Dentro la partita segreta per il ruolo di segretario generale NATO

Si dice che gli amici di Mark Rutte abbiano perso le speranze. Il punto è che il premier olandese è un abitudinario, a voler essere gentili. Rutte beve ogni fine settimana lo stesso cappuccino nello stesso bar, è un fedelissimo del proprio barbiere (del resto, come dargli torto?), ha pochissimi ristoranti del cuore, e difficilmente si concede il brivido di una nuova pietanza. Dopotutto se è una cosa è buona, perché cambiare? Sì, ma fosse solo questo. Ogni anno Rutte parte due volte in vacanza con lo stesso gruppo di amici. Di nuovo: che vuoi dirgli? Sì, ma ancora: fosse solo questo. Il fatto è che le vacanze sono sempre le stesse: a febbraio vince la neve, ama sciare, destinazione prescelta Alpi svizzere. E si dirà: se si trova bene…Giusto, poi però arriva la primavera. E a quel punto si va a New York. Ogni anno. Se possibile atterrando nel pomeriggio. Sempre. E doverosamente ripercorrendo lo stesso itinerario di 20 km intorno alla Grande Mela. Forse adesso iniziate a capire. Persino a Bruxelles, della quale in qualche anno da primo ministro avrà maturato una certa conoscenza, Mark Rutte ha creato le sue rassicuranti abitudini. Non solo lo stesso hotel: persino la stessa stanza. Un funzionario europeo, sentito da POLITICO, aggiunge con evidente cattiveria: Rutte compra anche il giornale (lo stesso) dal solito senzatetto ogni volta. Tutto questo per dire cosa? Non per tracciare un profilo psicologico del personaggio. No, soltanto per chiederci cosa sia passato per la sua testa, in mezzo a tutto questo ordine mentale, quando la partita per l’incarico di prossimo segretario generale NATO ha segnato un colpo di scena: l’imprevisto, per definizione inatteso.

È accaduto quando Klaus Iohannis, presidente rumeno, ha prima fatto filtrare, poi ufficialmente annunciato, la sua volontà di correre per il ruolo che negli ultimi dieci anni è stato di Jens Stoltenberg. Piccola premessa: fosse per gli Alleati, nessuno toglierebbe di mezzo il norvegese. Forse vale pure per Rutte: ve l’ho detto, è un abitudinario.

Ma stavolta, per riuscire nell’impresa di trattenere il caro vecchio Jens, l’unico metodo consentito sarà la forza. Dovrebbero incatenarlo al Quartier Generale di Bruxelles, tappargli la bocca col nastro isolante, prenderlo per sfinimento. No, la realtà è un’altra: dopo tanto onorato servizio il buon Stoltenberg andrà via: ed è vero che si diceva lo stesso pure l’ultima volta, ma adesso pare sia vero.

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