Aprile 5, 2024

Un mare di crisi. Il report della Marina e i rischi dell’inazione: a contatto coi sommergibili russi e a corto di personale. La forza dei marinai italiani, aspettando la prossima tempesta

Per la seconda volta in pochi giorni le Forze Armate richiamano l’attenzione della politica italiana. Lo fanno alla loro maniera: senza polemica, con lo spirito di servizio che le contraddistingue, abituate a fare tantissimo con molto poco, ma forse chiedendosi pure “fino a che punto” sarà possibile tutelare quell’oggetto per molti misterioso chiamato “interesse nazionale“.

Non sono qui per alimentare allarmismi, trascorrono la parte migliore delle loro esistenze lontani da casa, sognano fin da bambini di proteggere il loro Paese: perché dovrebbero remare contro i loro connazionali? Piuttosto approfittano delle poche occasioni in cui i riflettori si accendono sul loro operato per lanciare messaggi mirati, per chiarire che se intendiamo preservare il nostro stile di vita, c’è bisogno di qualcosa di più. Perché ciò che facciamo oggi non basta, né basterà domani.

Qualche giorno fa, Montecitorio. Il Capo di Stato maggiore della Difesa, l’Ammiraglio Cavo Dragone, si presenta in commissione per fare il punto sull’impegno militare italiano. Racconta delle difficoltà quotidiane in cui operano i nostri ragazzi: traccia una strada, chiede ai suoi interlocutori un “sano esercizio di realismo“. In risposta riceve uno spettacolo deprimente: parlamentari impreparati sui dossier, artefici di quesiti a dir poco banali, più attenti a consultare gli smartphone che a prendere appunti, apparentemente inconsapevoli della posta in palio.

Si arriva alle ultime ore, al report della Marina per l’anno appena trascorso: meriterebbe di essere approfondito con grande attenzione. Ma piccolo spoiler: difficilmente andrà meglio che con Cavo Dragone.

La premessa è la seguente: viviamo tempi difficili, veniamo da un anno “particolarmente sfidante“, per usare l’eufemismo coniato dall’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina militare. E il futuro potrebbe non essere roseo, altro eufemismo, stavolta di chi scrive. Mentre il nostro Parlamento vive in una dimensione parallela e ultraterrena, in un clima da campagna elettorale permanente esacerbato da una campagna elettorale vera da portare a compimento, la Marina si occupa di questioni reali, arrivando a considerare la possibilità che si possa “fallire nel mantenere il vantaggio strategico marittimo” di cui l’Italia e gli Alleati ancora oggi dispongono. Servono interventi: non farlo significherebbe in concreto rendere “la Nazione più vulnerabile“, esposta alle mire dei nemici, loro sì impegnati nel rafforzamento delle loro capacità militari, consapevoli che un confronto è in atto da tempo, e che a nulla serve negarlo, in primis a sé stessi.

Il report della Marina: la presenza dei sommergibili russi nel Mediterraneo, il rischio di incidenti. Il tallone d’Achille del nostro equipaggio e la forza dei marinai italiani, aspettando la prossima tempesta

L’analisi dell’ammiraglio Credendino non è rassicurante. Nel 2023 “sono ulteriormente cresciute competizione e tensione nel Mediterraneo allargato“, mentre “persiste nel Mediterraneo la presenza di navi e sommergibili russi, con un atteggiamento a tratti imprudente“. Cosa sta dicendo il numero uno dei nostri marinai? In poche parole che il sovraffollamento nell’area di nostra competenza acuisce il rischio di incidenti. È bene dirselo: nelle guerre si finisce risucchiati più delle volte senza volerlo davvero.

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