Aprile 8, 2024

Deterrenza. Così gli Alleati guardano a un possibile attacco della Russia contro il territorio NATO: gli scenari e il ruolo USA (temendo Trump)

Abbiamo un oceano tra noi e certi problemi, ok? Abbiamo un grande e bellissimo oceano“.

Donald Trump ha appena terminato la sua conversazione con Nigel Farage. E se lo scopo dell’intervista con il leader della Brexit era quello di rassicurare gli Alleati sui rapporti futuri tra gli Stati Uniti e la NATO, allora qualcosa è andato storto, decisamente storto.

Sì, il leader repubblicano ha giurato che l’America resterà “al 100%” nell’Alleanza: basta che gli altri Paesi rispettino gli obiettivi di spesa militare concordati. Dopotutto, come dargli torto? Ma nelle cancellerie internazionali, nel giro di pochi minuti, l’osservazione “geografica” di Trump ha già eclissato il resto. Non c’è bisogno di essere grandi esperti di politica internazionale per accorgersi che nelle pieghe delle sue dichiarazioni si cela una minaccia neanche troppo velata nei confronti del Vecchio Continente. The Donald starà forse accarezzando la pancia del proprio elettorato, cullando la ciclica utopia isolazionista che nella storia a stelle e strisce ha già assalito più di una volta l’America, ma resta il tintinnio sinistro di un campanello d’allarme che non si può ignorare. I problemi dell’Europa, dice Trump, non sono e non saranno necessariamente quelli degli Stati Uniti. Occorre altro per capire che la deterrenza americana nei confronti della Russia sta saltando?

Abituarsi al peggio nella vita rimane un’impresa, prepararsi dovrebbe essere la prassi. Così è da mesi che nei colloqui a porte chiuse, fra i leader dell’Alleanza, la questione ha iniziato a fare capolino con una certa urgenza. Il fatto che la tenuta dell’ombrello nucleare USA, lo stesso che ha garantito decenni di pace in Occidente, sia affidata agli umori di qualche migliaio di elettori in una manciata di “swing States” non è certo un pensiero confortante. Men che meno per chi il destino ha chiamato a gestire un futuro apparso poche volte nella storia così incerto.

A ciò si aggiunga la velocità degli eventi, la sensazione perenne di essere entrati all’interno di un acceleratore di particelle, dove ogni certezza può crollare nel tempo di un sospiro. Da un po’ di tempo a questa parte, ad esempio, fra i documenti più spesso analizzati dai funzionari NATO sono entrati a far parte anche le valutazioni degli esperti dell’Institute for the Study of War. Nei loro rapporti quotidiani, citando ora “diversi indicatori finanziari, economici e militari“, gli esperti del think tank più ascoltato di Washington suggeriscono che la Russia si sta “preparando a un conflitto convenzionale su larga scala con la NATO”. E aggiungono: il confronto diretto con Mosca potrebbe avere luogo “in tempi più brevi rispetto a quanto ipotizzato inizialmente“. Restano sul taccuino due domande: la prima, siamo pronti? La seconda: fosse vero, arriverebbero gli americani?

  • Come Trump potrebbe “uccidere” la NATO.
  • L’ambiguità dell’articolo 5.
  • La tentazione di Putin e i possibili indiziati di un primo attacco russo.
  • L’ipotesi di un’Europa senza ombrello USA: Francia e Regno Unito proteggerebbero la NATO?
  • Le dottrine nucleari, il problema dentro e fuori gli eserciti europei, lo spirito di Churchill

In più di un’occasione Joe Biden ha ribadito il sacro impegno degli Stati Uniti nel proteggere “ogni centimetro del territorio NATO“. Ma l’elefante non lascerà la stanza per una bella dichiarazione. Il punto è che nessuno può oggi dirsi certo che nei prossimi quattro anni sarà ancora lui a rispondere alle chiamate dallo Studio Ovale. Anzi.

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