SPECIALE CINA – Il Dragone e la rana: Xi prepara la prossima guerra. Il richiamo degli anziani del Partito e il futuro del dittatore. L’America pronta al peggio: la strategia per difendere Taiwan (e Manila)
Un clic distratto sul tasto “play”. E sugli smartphone di milioni di cinesi ecco spuntare il volto di una spia. È così che lo immaginavate? Aveva questo aspetto nei vostri incubi peggiori? Trascorre le giornate scattando foto ai passanti, avendo cura di inquadrare tutto, meno che loro. È un sol uomo, ma vive mille vite. Così per fermare il traditore, suggerisce la Repubblica Popolare, le difese dello Stato non bastano. Servono gli sguardi vigili della gente di Cina, per salvare il Dragone.
Lo spot della principale agenzia di spionaggio di Pechino volge al termine, giusto il tempo necessario affinché i servizi segreti mettano in guardia i loro connazionali: “Sono dappertutto: subdoli e astuti. Possono travestirsi da chiunque. Ma in mezzo alla folla tu e io, insieme, proteggiamo la sicurezza nazionale. Noi, 1.4 miliardi di persone, rappresentiamo 1.4 miliardi di linee di difesa“.
È anche questo il segno dei tempi.
La percezione di un inesorabile accerchiamento, agli occhi di Xi Jinping, motiva la necessità di stringere le maglie, dentro e fuori i confini nazionali. Perché le minacce sono crescenti, il momento della verità non così distante. E l’ora di chiedere ai cinesi di fare la propria parte infine giunta.
Non è un caso che pochi mesi fa, nel bel mezzo di una riunione con gli alti funzionari della sicurezza, il presidente abbia chiarito: “Dobbiamo essere preparati agli scenari peggiori ed estremi. Dobbiamo saper resistere a venti forti, acque agitate, e persino pericolose tempeste“.
Se non sembrano parole di un leader in tempo di pace è perché non lo sono.
D’altronde i pochissimi rumours provienienti dal complesso governativo di Zhongnanhai concordano sul fatto che Xi Jinping guardi a sé stesso come all’uomo della Storia, l’incaricato di portare a termine una missione a lungo rimandata. E adesso non più rinviabile.
Si dice ad esempio che a Beidahe, località balneare nella provincia dell’Hebei, il consueto conclave coi capi in pensione del Partito sia stato lo scorso settembre molto diverso da quelli andati in scena negli anni passati. In una mossa senza precedenti, gli anziani avrebbero osato strigliare Xi, privilegio concesso di fatto a nessuno nell’intera Cina. Rischio consapevole, necessario alla luce del messaggio allarmante e allarmato da veicolare al leader in carica.
Il messaggio degli anziani. I preparativi per la guerra ordinati da Xi. Il futuro del dittatore. Le contromosse americane per difendere Taiwan e le Filippine. L’unità militare USA fondamentale per salvare Taipei e le simulazioni di invasione
Se le turbolenze politiche, economiche, sociali che attraversano il Paese non verranno presto calmate, il Partito potrebbe perdere il favore dell’opinione pubblica – hanno spiegato gli anziani – con conseguenze imprevedibili e per questo paurose per l’intero apparato, lo stesso cui tutti appartengono.
Pare che Xi abbia accusato il colpo, e riversato a porte chiuse la propria frustrazione sui suoi collaboratori: “Tutti i problemi lasciati dai tre leader precedenti ricadono sulle mie spalle“, avrebbe detto puntando il dito contro Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao. “Ho passato gli ultimi dieci anni ad affrontarli, ma rimangono irrisolti. È colpa mia?“.
Nessuno può rispondere a tale quesito. Ma è un fatto che le vulnerabilità del sistema cinese siano esposte come mai prima. L’economia è stagnante, in contrazione rispetto a quella americana. La produttività in calo, il debito alle stelle, la disoccupazione giovanile in aume…
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