Comunque vada sarà sCONTEnto: perché Giuseppi a Roma è finito in un imbuto
Per mandare nel pallone Giuseppe Conte è bastato ventilare l’ipotesi di una candidatura riformista credibile a Roma. Attenzione: non candidare un nome credibile alle suppletive della Camera, bensì il solo ipotizzare di farlo. Questo dà l’idea di quanta abitudine e attitudine abbia il leader M5s a cimentarsi con un serio processo elettorale. Inteso non come una votazione online senza sfidanti, ma come una sfida con candidati veri che si confrontano sui temi, ed elettori in carne ed ossa che vanno a votare. Detto ciò, Giuseppe Conte è finito in un imbuto, come i poveri malcapitati della sua cerchia ristretta stanno sperimentando in queste frenetiche ore.
Se dovesse scegliere di candidarsi nel collegio di Roma 1, Giuseppi dovrebbe vedersela con ogni probabilità con un candidato forte. I nomi che circolano in queste ore sono principalmente due: Carlo Calenda, tentatissimo dall’idea di prendersi lo scalpo di Conte in un collegio in cui poche settimane fa ha fatto il pieno di voti alle Comunali, e Marco Bentivogli, il sindacalista che potrebbe avere il merito di raccogliere consensi non solo nel bacino riformista di Azione e di Italia Viva, ma anche nell’elettorato di centro-destra moderato.
Al contrario, se Conte – come filtra dal suo inner circle – decidesse di tirarsi indietro, faticherebbe non poco a scrollarsi di dosso l’immagine di eterno nominato, di leader che ha paura di confrontarsi con gli elettori preferendo nutrirsi di sondaggi sul gradimento personale che lasciano…