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Giugno 19, 2023

Boris Day, il giorno del giudizio. I Comuni votano sul report Partygate e per estrometterlo dal Parlamento – LA DIRETTA DEL BLOG

Oggi Boris Johnson ne compie 59 (auguri). E nel giorno del suo compleanno la domanda è la seguente: il Parlamento inglese gli farà la festa? Oltremanica sono in tanti ad avere il calice già pronto per il brindisi. Ma BoJo non è tipo da troppi convenevoli. Una delle ultime volte – acclarate – in cui ebbe fra le mani un bicchiere di vino finì malissimo. No, non dovete pensare al Partygate, agli incontri (troppo) ravvicinati durante il lockdown. Mi riferisco alla temibile scenata ad opera di Carrie Symmonds, sua moglie, quando una goccia di rosso finì sul divano. Stiamo parlando di un sopravvissuto, signore e signori. Le urla (di Carrie) preoccuparono i vicini di casa, che allertarono la polizia (a tutela di BoJo, forse più che della tranquillità del quartiere): “Lascia il mio dannato computer portatile“, azzardò Boris disperato. Poi lo schianto, l’invito perentorio della donna ad uscire dal suo appartamento. Chi avrebbe mai pensato, in quella notte di piatti rotti e terrore primordiale, che oggi si sarebbe potuto commentare il tutto con l’espressione: “Bei tempi”.

Sì perché, alla fine, tra BoJo e Carrie è sempre stato amore vero. E che sarà mai una notte fuori casa? Pensate invece ad oggi: ad una vita fuori dal Parlamento. I colleghi di Johnson sono chiamati ad approvare (o meno) il rapporto del Comitato sui Privilegi che lo ha inchiodato: l’ex primo ministro, è la tesi, ha deliberatamente mentito ai Commons in tema di violazione delle regole. Pena: sospensione di 90 giorni e restituzione del pass da parlamentare, il tesserino che gli consente di entrare tutti i giorni (o quasi) a Westminster. Siamo chiaramente nell’ambito dell’umiliazione servita su un piatto d’argento ai nemici di Boris che, non a caso, ha tentato di limitare i danni dimettendosi in autonomia, andandosene con le proprie gambe, sbattendo la porta e gridando – come un’altro biondo nato a New York, lo conoscete? – alla “caccia alle streghe” nei suoi riguardi.

E dunque, se la condanna c’è, e Boris è fuori dai giochi, perché il voto di oggi è importante? Alt, vi fermo. Neanche è sicuro che il voto sarà celebrato. Le procedure parlamentari costituiscono sempre e comunque un mistero che avvantaggia chi le padroneggia. Allora di cosa parliamo? Risposta: di una giornata cruciale, comunque vada, per la politica inglese. Lo speaker dei Comuni, secondo la prassi, dovrebbe chiedere se il Parlamento sia o meno d’accordo ad approvare la relazione della commissione. I deputati dell’opposizione, a quel punto, ovviamente pronunceranno un sonoro “Sì!“. Ma cosa succederà dai banchi Tories? A voi il compito di risolvere il dubbio amletico, tanto ormai è chiaro che le vicende di Boris sono inquadrabili unicamente all’interno della tragedia shakespeariana. La previsione degli osservatori è che nessuno dei Conservatori griderà apertamente “No“, neanche i sostenitori di BoJo, temendo che una conta possa rivelarsi fatale, dare la dimensione dell’attuale debolezza dell’ex leader. A quel punto lo speaker potrebbe prendere atto che la relazione passa, senza registrare i voti dei singoli deputati. Andasse in questo modo, il passaggio sarebbe (quasi) indolore. Ma ci sono molti altri fronti aperti. Ad esempio: come voterà Rishi Sunak? Ancora stamane il primo ministro inglese si è sottratto alle domande della stampa, ufficialmente “per non condizionare nessuno“, ufficiosamente perché Sunak è consapevole che una cospicua fetta di elettorato Tory è (e sempre sarà) fedele a Boris Johnson. Traduzione: la guerra va bene, ma solo di nascosto, non in campo aperto. Cosa farà Rishi? Si presenterà in Parlamento o deciderà di disertare l’aula per evitare ogni tipo di imbarazzo? Il leader dei Laburisti, Keir Starmer, lo ha invitato a “mostrare leadership” e a votare per bandire Boris Johnson dal parlamento. Ma quotidiani tradizionalmente informati come il Times e il Telegraph scommettono che Rishi non si presenterà, giustificando la sua assenza con la necessità di accogliere il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, in visita a Londra. Si dice che Sunak non sia mai stato così interessato ad approfondire i rapporti con Stoccolma come in queste ore…

Altra domanda: che succede se il rapporto passa e Boris viene umiliato dai Comuni? Gli editorialisti inglesi scommettono in larga parte sulla fine della sua esperienza politica, ma ci sono almeno 5 scenari in grado di smentire questa tesi. Conoscendo il personaggio, le sue infinite vite, è il caso di esplorarli tutti, dal più difficile al più probabile:

Primo scenario: Boris si mette in gioco in un’elezione suppletiva, magari beneficiando delle dimissioni di un suo fedelissimo, vince il seggio, torna in Parlamento e ricomincia a dare le carte. Alt, c’è un ostacolo apparentemente insormontabile, secondo un esperto Tory: “È il leader che è a capo del partito. Perché Rishi dovrebbe mettere Boris nella lista dei candidati? È abbastanza ovvio che non lo farà. Il partito deve andare avanti dopo questo circo. La stragrande maggioranza dei parlamentari è d’accordo“.

Secondo scenario: Boris aspetta le prossime elezioni generali. C’è sempre un certo numero di parlamentari che rinuncia ad una nuova corsa, Johnson si fa trovare pronto e…alt, come sopra. Anche stavolta Sunak difficilmente accetterebbe di inserirlo in lista. E allora? Allora terzo scenario.

Terzo scenario: il compromesso. I Conservatori sono in svantaggio nei sondaggi, hanno bisogno di un “campaigner” di livello, di un oratore in grado di mobilitare la base, di creare un immaginaro e di cavalcarlo. Ed è lì che Sunak e Johnson stringono l’accordo. Difficile? Sì, ma non impossibile.

Quarto scenario. Lo chiameremo “muoia Sansone con tutti i Filistei“. Sunak perde le elezioni dopo aver emarginato Johnson. Boris convince un deputato a dimettersi, vuole gareggiare per una suppletiva e, stavolta, un Sunak politicamente molto più fragile non ha la forza per impedirgli di tornare in corsa. A quel punto è lecito attendersi il ribaltone: una volta rientrato nell’agone, Boris decide di contendere la leadership al suo ex ministro, con buone possibilità di successo.

Quinto ed ultimo scenario, il più probabile. Sunak perde le elezioni ma si dimette subito dopo la sconfitta. Johnson è tagliato fuori dalla corsa per la leadership Tory, perché solo i parlamentari possono competere per il ruolo. Giusto? Giusto, ma attenzione. La nuova guida si assicura il sostegno dei johnsoniani garantendo che non si opporrà ad un eventuale ritorno a Westminster del vecchio BoJo. Johnson gareggia per un seggio in una suppletiva, vince, sta in disparte, si mostra leale al nuovo leader, fino a quando non coglie un suo momento di debolezza. Gioca sul fatto che gli elettori abbiano dimenticato gli scandali che lo hanno coinvolto, sulla voglia di rivalsa (e di vittoria) del popolo conservatore, innesca un voto di sfiducia e rieccolo: chi, più di lui, meglio di lui, Boris l’imbattuto, può riportare i Tories a Downing Street?

Come avrete capito, è tutto aperto, tutto in gioco. Il Blog seguirà, a partire da ora, in diretta, gli sviluppi dentro e fuori il Parlamento inglese, riportando strategia dei Tories, esito del voto, dichiarazioni e reazioni.. Abbiamo seguito BoJo dall’inizio delle sue (dis)avventure. No, non possiamo mollarlo proprio ora, col rischio che sia “the last dance”. Ci si iscrive qui.

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