Settembre 26, 2023

RETROSCENA UCRAINA! Gli ultimi tentativi per sventare l’invasione e la storia di una battaglia decisiva. Così gli 007 di Kaja Kallas protessero Hostomel

Inverno 2022. Ormai nessun dubbio per l’intelligence americana. Tutto dice che sia solo questione di giorni, forse di ore. E pure l’istinto di chi ne ha viste tante suggerisce che Vladimir Putin abbia compiuto la sua scelta. Ma allora cos’è questo senso di strana attesa? Questa nebbia che pare avvolgere le dichiarazioni dei pesi massimi delle cancellerie internazionali? Se è vero che il destino di questa guerra è già segnato, qual è l’ultimo ostacolo che separa la cronaca dai libri di storia?

Dev’essere colpa dell’animo umano, portato da sempre a negare lo scenario peggiore. Oppure del dovere, quello che adesso impone fino all’ultimo istante di provare, di cercare una strada per salvare il salvabile.

Così, sulle rive del lago di Ginevra, camminando fianco a fianco col collega russo Lavrov, l’americano Antony Blinken sta chiedendosi se esista ancora un modo, un sentiero che preservi la pace.

A distanza di tempo, racconterà di aver intravisto la risposta al suo dilemma nelle onde cattive dello specchio d’acqua elvetico. Mai così inquieto, mai così oscuro. Come il presagio di ciò che sarebbe venuto.

Eppure adesso, seduti ad un metro l’uno dall’altro, il segretario di Stato USA confida ancora che due uomini così diversi, così lontani per umanità e storia, possano trovare il sistema per capirsi, per non combattersi: “Dimmi, Sergej, cosa state cercando di fare?“, chiede al gigante moscovita.

Lavrov è in imbarazzo, e stranamente tace. Allora che sia il paesaggio a suggerire ispirazione, che sia quel luogo a dare una spiegazione all’angoscia che segna quelle giornate: “Sergej, abbiamo la responsabilità di vedere se riusciamo a calmare il mare, a calmare il lago…”. Ma Lavrov non può parlare. Dopotutto, cosa mai potrebbe dire? Lui sa bene che tutto è già deciso.

Ben Wallace ha tutto un altro approccio. Non è un diplomatico. È un militare, un inglese.

Ancora Segretario alla Difesa del Regno Unito, fedelissimo di Boris Johnson, è tra i primi a capire che qualcosa non torna nelle mosse di Mosca. Nella primavera del 2021, quando Putin inizia ad ammassare truppe al confine con l’Ucraina accampando come scusa esercitazioni congiunte con Minsk, Wallace indirizza una lettera privata al suo primo ministro.

Con molti mesi di anticipo rispetto al precipitare degli eventi, suggerisce a BoJo di incrementare il sostegno militare all’Ucraina. L’inquilino di Downing Street non si sottrae: “Facciamo così. Manteniamo il passo con gli americani per quanto possibile”.

All’inizio di febbraio, quando si reca in viaggio a Mosca, è già consapevole che ci sia poco provare. Ci sono reports di intelligence cristallini, indicazioni così chiare da rendere persino velleitaria quella visita in extremis all’ombra del Cremlino. Quando guarda negli occhi l’omologo Shoigu, da soldato a soldato, cerca verità. E trova una sfida: “Ti mentirò. Tu sai che sto mentendo. E io so che tu sai che sto mentendo. Ma continuerò a mentirti“, sembra dirgli il braccio armato di Vladimir Putin.

Eppure è al momento dei saluti e delle strette di mano di rito che Wallace si turba sul serio. Valerj Gerasimov, capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, gli si avvicina, e sussurra parole che non si dimenticano: “Mai più saremo umiliati“. È una promessa, un memento.

È proprio a Gerasimov che si rivolge Mark Milley, la più alta carica militare degli Stati Uniti. Nel recente passato ha già scongiurato l’ipotesi di un conflitto tra superpotenze facendo affidamento solo sulla sua autorevolezza. Sa come si fa. Come nei giorni successivi all’assalto a Capitol Hill ha trovato le parole per convincere l’omologo cinese Li Zuocheng, negando il sospetto di Pechino su un possibile attacco americano alla madrepatria, adesso spera di fare breccia nella corazza dell’uomo di Kazan.

Lo ha già chiamato un’altra volta nelle scorse settimane, ma oggi non ha intenzione di stare al gioco russo. Quando Gerasimov sostiene per l’ennesima volta che quella ai confini ucraini è soltanto un’esercitazione, Milley lo affronta a muso duro, lo informa che Washington è a conoscenza delle reali intenzioni del Cremlino: “È un terribile errore“, gli dice, “state mettendo a rischio l’Europa“.

Ma è nel chiarire le conseguenze che Mosca dovrà affrontare che Milley usa toni volutamente aspri: “Entrerete in Ucraina in 14 giorni, e non ne uscirete prima di 14 anni. E per tutto il tempo avrete sacchi di cadaveri che tornano a Mosca“. Poi aggiunge: “Queste persone vi combatteranno“. A suggerirlo è la demografia: è giovane il popolo di Kyiv, gran parte della sua gente non conosce che la libertà. Ed un Paese del genere, spiega il generale USA, “non si conquista facilmente“. Ha ragione, sa di averla. O forse così spera. Ma anche lui deve arrendersi. Stavolta nessuno può fermare la Storia: tra colpi di artiglieria ed esplosioni la si può già sentire mentre fa irruzione nella vita di milioni di persone…

La soffiata che salvò Hostomel

Quando tutti i tentativi diplomatici sono falliti, non resta che combattere. Il 24 febbraio 2022 sono già trascorse circa 10 ore da quando Vladimir Putin ha annunciato al mondo l’inizio della sua “operazione militare speciale“.

Colonne di carri armati e altri equipaggiamenti pesanti si stanno riversando dalla Bielorussia in Ucraina. Ma è dalla Russia che arriva la minaccia più grave all’indipendenza …

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